Esco e percorro rapida il corridoio alla ricerca di un cesso dove specchiarmi voluttuosamente e annusare profumo di cipria. Una volta dentro, il water mi angoscia. Il pensiero dell'uso collettivo e ripetuto di quel water mi nausea. La carta igienica incollata al metallo satinato, le tracce d'urina a rigare i bordi esterni, il sentore cessosamente pubblico che pervade lo stretto cubo, lo specchio schizzato da un probabile uso interdentale selvaggio, tutto questo mi angoscia portando i miei pensieri a una convinzione distorta, dove l'essenza stessa del vivere pulsa tutta in quel lavandino sudicio, tra resti vischiosi abbandonati distrattamente. Talmente primordiale e umano da sembrare vero.
Isabella Santacroce
Destroy
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