martedì 10 giugno 2008

Onoma-topee

In quel punto, come evocata di tenebra, dall'usciolo socchiuso della scaluccia approdante in bottega (di cui li ragazzini fantasticavano, altri favoleggiavano e più d'uno pe via de la lettura de la mano avea pratica), si affacciò, e poi zampettò sul mattonato freddo qua e là con certi suoi chè chè chè chè tra due cumuli di maglie, una torva e a metà spennata gallina, priva di un occhio, e legato alla zampa destra uno spago, tutto nodi e giunte, che non la smetteva più di venir fuora, di venir su: tale, dall'oceano, la sàgola interinata dello scandaglilo ove il verricello di poppa la richiami a bordo e tuttavia gala d'una barba la in fronzoli, di tratto in tratto: una mucida, una verde alga d'abisso. Dopo aver esperito in qua in là più d'una levata di zampa, con l'aria, ogni volta, di saper bene ove intendeva andare, ma d'esserne impedita dai divieti contrastanti del fato, la zampettante guercia mutò poi parere del tutto.
Spiccicò l'ali dal corpo (e parve estrinsecarne le costole per una più lauta inspirazione d'aria), mentre una bizza mal rattenuta le gorgogliava già nel gargarozzo: una catarrosa comminatoria. A strozza invelenita principiò a gorgheggiare in falsetto: starnazzò spiritata in colmo alla montagna di que'cenci, donde irrorò le cose e le parvenze universe del supremo coccodè, quasi avesse fatto l'ovo lassù. Ma ne svolacchiò giù senza por tempo in mezzo, atterrando sui mattoni con nuovi acuti parossistici, un volo a vela de' più riusciti, un record: sempre tirandosi dietro lo spago. Parallelamente allo spago e alla infilata dei nodi e dei groppi, un filo di lana grigio le si era appreso a una gamba: e il filo pareva questa volta smagliarsi da reobarbara ciarpa, di sotto al ridipinto ciarpame. Una volta a terra, e dopo un ulteriore co co co co non si capì bene se di corruccio immedicabile o di raggiunta pace, d'amistà, la si piazzò a gambe ferme davanti le scarpe dell'allibito brigadiere, volgendogli il poco bersaglieresco pennacchietto della coda: levò il radicale del medesimo, scoperchiò il boccon del prete in bellezza, diaframmò al minimo, a tutta apertura invero, la rosa rosata dello sfinctere, e plof! le fece subito la cacca: in dispregio no, è probabile anzi in onore, data l'etichetta gallinacea, del bravo sottufficiale, e con la più gran disinvoltura del mondo: un cioccolatinone verde intorcolato alla Borromini come i grumi di solfo colloide delle acque àlbule: e in vetta in vetta uno scaracchietto di calce, allo stato colloidale pure isso, una crema chiara, di latte pastorizzato pallido, come già allora usava.

C. E. Gadda

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana