martedì 19 dicembre 2006

Jaufré Rudel



Dal Libano trema e rosseggia

Su ‘l mare la fresca mattina:

Da Cipri avanzando veleggia

La nave crociata latina.

A poppa di febbre anelante

Sta il prence di Blaia, Rudello

E cerca co ‘l guardo natante

Di Tripoli in alto il castello.


In vista a la spiaggia asiana

Risuona la nota canzone:

“Amore di terra lontana,

Per voi tutto il core mi duol”.

Il volo d’un grigio alcione

Prosegue la dolce querela,

E sovra la candida vela

S’affligge di nuvoli il sol.


La nave ammaína, posando

Nel placido porto. Discende

Soletto e pensoso Bertrando,

La via per il colle egli prende

Velato di funebre benda

Lo scudo di Blaia ha con sé:

Affretta al castel: – Melisenda

Contessa di Tripoli ov’è?

Io vengo messaggio d’amore,

Io vengo messaggio di morte:

Messaggio vengo io del signore

Di Blaia, Giaufredo Rudel.

Notizie di voi le fur porte.

V’ amò vi cantò non veduta:


Ei viene e si muor. Vi saluta,

Signora, il poeta fedel.–


La dama guardò lo scudiero

A lungo, pensosa in sembianti:

Poi surse, adombrò d’un vel nero

La faccia con gli occhi stellanti:

– Scudier, – disse rapida – andiamo.

Ov’è che Giaufredo si muore?

Il primo al fedele richiamo

E l’ultimo motto d’amore.–


Giacea sotto un bel padiglione

Giaufredo al cospettto del mare:

In nota gentil di canzone

Levava il supreme desir.

– Signor che volesti creare

Per me questo amore lontano,

Deh fa’ che a la dolce sua mano

Commetta l’estremo respir! –


Intano co ‘l fido Bertrando

Veniva la donna invocata;

E l’ultima nota ascoltando

Pietosa risté su l’entrata:

Ma presto, con mano tremante

Il velo gittando, scoprí

La faccia; ed al misero amante

– Giaufredo, – ella disse – son qui. –


Voltossi, levossi co ‘l petto

Su i folti tappeti il signore,

E fiso al bellissimo aspettøo

Con lungo sospiro guardò.


– Son questi i begli occhi che amore

Pensando promisemi un giorno?

È questa la fronte ove intorno

Il vago mio sogno volò?–


Sí come a la notte di maggio

La luna da i nuvoli fuora

Diffonde il suo candido raggio

Su ‘l mondo che vegeta e odora,

Tal quella serena bellezza

Apparve al rapito amatore

Un’alta divina dolcezza

Stillando al morente nel cuore.


– Contessa, che è mai la vita?

È l’ombra d’un sogno fuggente.

La favola breve è finita,

Il vero immortale è l’amor.

Aprite le braccia al dolente.

Vi aspetto al novissimo bando.

Ed or, Melisenda, raccomando

A un bacio lo spirto che muor.–


La donna su ‘l pallido amante

Chinossi recandolo al seno,

Tre volte la bocca tremante

Co’l bacio d’amore baciò

E il sole dal cielo sereno

Calando ridende ne l’onda

L’effusa di lei chioma bionda

Su ‘l morto poeta irraggiò.


Giosuè Carducci

1 commento:

  1. JOFFROY

    Oui! Vos cheveux encore! encore! je les veux!

    Je suis dans leur parfum, - je suis...



    MÈLISSINDE, à frère Trophime

    Hélas! saint prêtre

    Je dois auprès de lui vous laisser seul, peut-être?



    FRÈRE TROPHIME

    Non, madame. L'amour est saint. Dieu le voulut.

    Celui qui meurt d'amour est súr de son salut.



    MÈLISSINDE

    Joffroy Rudel, que nos amours ont été belles!

    Nos ámes n'auront fait que s'emmêler des ailes!





    [Edmond Rostand, "La Princesse lontaine", Atto IV, Scena II]

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