Ho viaggiato tanto, senza muovermi di un metro. Ho visitato dei luoghi che nessuno aveva mai visto prima, ho visto dei monumenti alla Bellezza, statue dell'Intelligenza, colonne istoriate col Pensiero umano, meravigliosi templi alla dea Saggezza. Poi ho scalato una montagna, ho percorso viottoli e sentieri scoscesi, sfrondato alberi per aprirmi un passaggio, e alla fine, in cima, ho trovato una croce. Ci ho scavato sotto e ho trovato una cassettina piena di ricordi di qualcuno che, chissà come, era passato lì prima di me. Da lassù, mi sono guardato intorno e ho ammirato il panorama più mozzafiato della mia breve vita. Ho chiuso gli occhi e mi sono ritrovato immerso nell'acqua dolce di un lago: le sponde tutt'intorno mi proteggevano e io mi potevo finalmente togliere di dosso quella terra di un silenzio che troppo tempo mi aveva soffocato. Mi ricordo come fosse ora, il mio sguardo che si fermava improvviso su una bambina, o forse no, era già una ragazza: era troppo lontano perchè potessi distinguerne le fattezze. Forse era già una donna, matura in tutti i suoi aspetti e impudica. Stava ritta, sulla sponda del lago, ma in alto, tanto più in alto di me. Teneva un bastone in una mano, e ci si appoggiava, non come una vecchia stanca, ma come una amazzone in esplorazione appena scesa dal suo cavallo selvaggio, che si ferma ad ammirare un attimo, e placa la sua sete di forza perdendosi in un lago così bello. Guardava di là del lago, forse pensava a cosa stesse accadendo, in quel momento, dall'altra parte del lago, dall'altra parte del mondo. Dove contemporaneamente infinite e inconcepibili vite diverse stavano vivendo come lei ma così diversamente da lei. E io per non perdermi nella contemplazione dell'infinito e del perpetuo, mi rigettavo sott'acqua, e riemergevo chissà dove.
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