OGNUNO DI NOI
CONTIENE L'INTERO UNIVERSO
E NE E' RESPONSABILE.
"Che cosa vedete?"
"Una strada del Village", risponde qualcuno.
Il pittore copre il vetro con dei fogli di carta, di modo che la strada non possa essere più vista, e con il temperino ritaglia un piccolo quadrato dalla carta.
"E se qualcuno guardasse da qui, che cosa vedrebbe?"
"La medesima strada", dice un altro degli invitati.
Il pittore ritaglia diversi quadratini dalla carta.
"Così come ogni foro di questa carta contiene la stessa strada, ognuno di noi contiene lo stesso universo", dice.
tratto da: Paulo Coelho, "Come il tutto può stare in una parte"
"Ogni uomo e ogni donna sono in connessione con l'energia che molti chiamano "amore", ma che in realtà è la materia prima con cui è stato creato l'universo. Questa energia non può essere manipolata, è essa che ci guida dolcemente, è in essa che si concentra tutto il nostro apprendistato per la vita. Se tentiamo di indirizzarla verso obiettivi scelti da noi, finiamo in balia della disperazione, della frustrazione, dell'illusione, perchè essa è libera e selvaggia."
RispondiEliminaP.Coelho
Niente ha più necessità di riflessione che il sentimento. Specie il sentimento più forte. Questo è così trascinante, così grande, così possente, che trascina con sè tutto, nel bene e nel male. Riflettere su un sentimento non implica la sua distruzione, come molti invece pensano. Implica solo la sua migliore realizzazione, la sua incanalazione verso il successo. Lasciare incompreso un sentimento può portare ad esiti positivi o negativi, capirlo può portare solo ad esiti positivi. Un sentimento muore solo se non lo si vuole più far vivere, ed è un'azione questa altrettanto razionale che il tenerlo stretto a noi stessi, perchè il sentimento è la percezione che si ha degli altri, e la percezione è attività cerebrale.
RispondiEliminaSe si cade in balia della frustrazione, è perchè le azioni compiute non sono consone con quanto la ragione sa essere giusto.
Indipendentemente dal concordare o meno sulle conclusioni, fattore che forse non è fondamentale, mi chiedevo - anzi, ti chiedo - se due eguaglianze, che appaiono quasi come sottintese in ciò che scrivi, sono effettivamente sottintese o, semplicemente, lo possono erroneamente sembrare a chi legge: la prima è "manipolare un sentimento=riflettere su un sentimento", la seconda è "attività cerebrale = razionale".
RispondiEliminaSolo per capire meglio.
Grazie
Mi spiego meglio:
RispondiEliminaattività cerebrale = razionale, sì, certo, lo penso;
ma riflettere non è manipolare, affatto! Riflettere è comprendere bene se quello che si sta facendo è giusto: se lo è, ben venga, se non lo è, qualcosa va modificato. Ma non necessariamente deve avvenire un mutamento, né tantomeno, quindi, la riflessione porta alla migrazione dell’aspetto emotivo.
Certo, le equazioni vanno bene in matematica. Poi nella vita reale tutto cambia, e le regole non si applicano con tanta facilità.
E’ come per la musica: a me piace leggere i testi delle canzoni, mi piace scriverli, copiarli, crearli. Ma mai nella vita mi sono commossa per un testo.
Più di una volta, invece, mi sono commossa per una serie di accordi, così, semplici, che magari suonati al contrario fanno anche schifo. Ma messi insieme danno un’armonia, che evoca cose che le parole non sanno descrivere. Qualcuno direbbe: tu chiamale, se vuoi, emozioni.
Io dico: le parole sono belle, ma non dicono mai la verità.
Hai capito?
Dunque l'irrazionalità non esiste.
RispondiEliminaSogni, emozioni, sentimenti, parole, accordi.... tutta attività cerebrale.
L'irrazionalità è allora un trucco diplomatico che la razionalità usa come paravento ogniqualvolta intenda dichirare guerra civile a se stessa?
Oppure, la razionalità è solo l'attività cerebrale volontaria, e l'irrazionalità è quella involontaria?
In questo caso, la riflessione su un sentimento (cosa per nulla sbagliata) è vento di guerra, vento di una guerra in arrivo tra due stranieri, e non di una guerra civile...
Perchè l'attività cerebrale "melodia" dovrebbe essere più sincera dell'attività cerebrale "parole"?
Io credo che ogni tipo di comunicazione ci attacchi frontalmente per sollecitare la nostra attività cerebrale volontaria, e con un rapido, repentino, aggiramento, ci prenda alle spalle destando quella involontaria.
Forse le parole sono solo più infide ed abili a distrarti con l'attacco frontale, mentre la musica va dritta, o quasi, alle spalle.
Ma quanta musica , con tutta la sua drammatica sincerità, può esserci dietro alle parole, se la si vuole cercare, e sentire....
Non mi sono spiegata, come è ovvio quando non si parla di banalità.
RispondiEliminaQuello che accade quando una musica mi emoziona più di una parola, è proprio il contrario di quanto invece dovrebbe, secondo la mia norma, accadere: poiché ho sempre amato leggere le parole, più che ascoltare la musica.
Eppure in certi momenti, nulla mi appare più evocativo di una musica, neppure le più belle parole mai lette mi potrebbero comunicare la stessa sensazione.
E’ un esempio, per dimostrare come quello che mi sembra oramai assodato, possa d’improvviso poi cambiare radicalmente.
[Non voglio entrare nel merito della sincerità o meno delle parole. E’ un discorso lungo, che merita un’altra sede, magari un altro post. E non c’entra nulla con questo.
E in realtà nulla di tutto ciò c’entra con il post iniziale, ma è andata così e va bene.]
Quindi lascerei perdere l’esempio, che non è buono per spiegarmi bene.
C’è un termine, che è “irrazionalità”, che secondo me ha poco senso: quando si fa una scelta, che sia essa una scelta di fatti, azioni, o di reazioni, emozioni, che sia essa rapida o lunga e dolorosa, è comunque un parto del nostro cervello, della nostra ragione, della mia ragione, della tua. Una serie di eventi portano a fare una scelta. Una serie di eventi vengono incamerati, in maniera conscia e inconscia, vengono rielaborati, in maniera conscia o inconscia, e ne deriva la giusta conseguenza.
Se il procedimento è inconscio, si parla di “irrazionalità”, ma non lo è.
Tu hai scritto: l’irrazionalità è l’attività cerebrale involontaria.
Ho voluto dire la stessa cosa, con altre parole.
Se il procedimento è involontario, si parla di “irrazionalità”. Questo è quanto volevi dire, credo.
E qui è il punto che non ho spiegato bene.
Anche quando un comportamento, una reazione, una somma di fattori ci sembra inconscia, in realtà non lo è, non lo è mai. Primo, perché siamo noi stessi che lasciamo che i comportamenti e i fattori restino inconsci, non prendendone appunto coscienza, abbandonandoli allo stato di “quelle cose che l’umana mente non può raggiungere, che non si possono comprendere”. Secondo, perché i comportamenti sono indotti dall’abitudine, e se si è abituati a qualcosa, si è in passato in qualche modo accettato razionalmente di comportarsi in quel modo.
“attendiamo un rifiuto, per trovare la via verso l’accettazione”
Abituarsi a gestire i propri comportamenti è quanto di più difficile, specie quando non si è più giovanissimi. Perché ci appare come un voler modificare un nostro modo di essere. Eppure si tratta di pura autoconvinzione: convincersi che il mondo gira intorno a noi, a come noi vediamo il mondo, e capirlo davvero.
Vedere cosa si nasconde dietro ogni nostro gesto. Studiare noi stessi dall’esterno. Comprendere il perché dei nostri comportamenti abitudinari. E’ il primo passo verso il miglioramento.
“selezioniamo l’abitudine, e rendiamola migliore”
“prendiamo coscienza che ogni nostro momento non è mai casuale”
Grazie di avermi dato l’opportunità di tentare.
Si può dire, allora, che l'irrazionalità, in fondo, è il modo in cui cerchiamo di spiegare (o il nome che diamo a ) le diverse razionalità che diversi individui ospitano?
RispondiEliminaVoglio dire, ognuno ha una razionalità sua, fatta di indole, esperienze, e abitudini.
Ma tutto ciò può essere , anzi è inevitabilmente, radicalmente diverso da individuo a individuo.
E allora, può essere che chiamiamo "irrazionalità" una razionalità che per la nostra personale, peculiare ragione va oltre determinati (personali, peculiari) canoni e, al contrario, talvolta, con "disprezzo", chiamiamo "razionalità" una razionalità altrui che non ammette il superamento o lo sconfinamento oltre limiti che noi consideriamo invece varcabili, secondo le nostra ragione?
Questa visione, credo, ci meterrebbe d'accordo, nel senso che da un lato ridurrebbe tutto a razionalità, ma dall'altro definirebbe come "irrazionalità" il semplice aspetto relativistico della razionalità.
Se così fosse, ci si potrebbe perlomeno stringere la mano.
Il relativismo si ferma di fronte a ciò che oggettivamente è giusto o sbagliato. Un comportamento irrazionale, perché dato da sentimenti che prevalgono sul raziocinio, è condannabile quando incide negativamente su ciò che ci circonda. Sottolineo che non condanno l'irrazionale, ci si può benissimo lasciare trasportare se questo trasporto non comporta alcuna conseguenza negativa verso il prossimo, o se il prossimo, bontà sua, intende essere danneggiato
RispondiEliminaBye