lunedì 8 gennaio 2007

[Il vecchio] era finalmente riuscito a stanare il suo grongo dal buco: una bestiaccia nera e appiccicosa, grossa quasi quanto un braccio, e che adesso si torceva sulle pietre un po' sconnesse del molo. Il vecchio gli diede il colpo di grazia e, tutto tronfio, se lo portò via a forza di braccia, con la coda che strusciava per terra e ancora si contorceva. Tutto questo, chissà perchè, aveva qualcosa di osceno.

Da quel giorno, ogni volta che il dottore ripensava al molo, vedeva sempre la testa nera di un grongo che usciva prudentemente da un buco, allettato da un brandello repellente di polpo agitato all'estremità di un fil di ferro. Immaginava quella specie di lungo serpente viscido che veniva estratto con la forza dal suo alveolo, poi la testa che scricchiolava, schiacciata con una pietra.




G. Simenon

Il Clan dei Mahé








8 commenti:

  1. Nel mare

    tempestoso

    del Cile

    vive il rosato grongo

    gigante anguilla

    dalla nivea carne.

    E nelle pentole

    cilene,

    sulla costa,

    nacque la zuppa

    gravida e succulenta,

    benefica.

    Portate in cucina

    il grongo spellato,

    la sua maculata pelle recede

    come un guanto

    e allo scoperto rimane

    allora

    il grappolo del mare

    il grongo tenero

    splende

    ora nudo,

    preparato

    per il nostro appetito.

    Adesso

    prendi

    dell'aglio,

    e per prima cosa accarezza

    questo avorio pregiato,

    odora

    la sua fragranza iraconda,

    allora

    lascia che l'aglio tritato

    cada con la cipolla

    e il pomodoro

    fin quando la cipolla

    avrà un colore dorato.

    Nel frattempo

    cuoceranno con il vapore

    i regali gamberi marini

    e quando saranno arrivati

    al punto giusto,

    quando si sarà rappreso il sapore

    in un intingolo

    formato dal succo

    dell'oceano

    e dall'acqua chiara

    che sprizzò la luce della cipolla,

    allora

    che entri il grongo,

    e si sommerga nella gloria,

    che nella pentola

    si inolii,

    si contragga e si impregni.

    Ora è solo necessario

    lasciare che sulla pietanza

    cada la crema

    come una rosa densa,

    e al fuoco

    lentamente

    consegnare il tesoro

    fino a quando nella minestra si siano riscaldate

    le essenze del Cile,

    e sulla tavola

    arrivino, sposi novelli,

    i sapori

    del mare e della terra

    in modo che in questo piatto

    tu conosca il cielo.



    ( P.Neruda, “Ode alla zuppa di grongo” )














    Mentre al riparo di un faggio

    anelo alla felicità delle foglie,

    sfilano lontane carovane

    e il mio sogno è perfetto.

    Ma l'esistenza mi attira

    mi vedo riflesso sulle acque del lago,

    sogno pomeridiano di un fauno che si sveglia.



    No non voglio farti del male,

    fratello mio, non credere

    perché ho un coltello in mano

    e tu mi vedi quest ‘arma a tracolla

    e le bombe che pendono dal mio vestito

    come bizzarri ornamenti,

    collane di scomparse tribù.



    Non avere paura,

    perché porto il coltello tra i denti

    e agito il fucile come emblema virile.

    Non avere paura della mia trentotto

    che porto qui sul petto.

    Di questo invece devi avere paura:

    io sono un uomo come te.



    Gli eucalipti crescono bene, quest'anno.

    Peschi e tamarindi colorano le mie avide pupille.

    Mi preparano un cuscino di erbe per nuovi sogni

    per nuovi sogni.




    (Il Maestro)

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  2. Fa davvero male, quella pietra.

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  3. Si, è' vero, fa molto male.

    Ma, secondo voi, ciò che fa male è l'urto, fisico, della pietra, su di noi, o lo scorgere il gesto di quel braccio che la scaglia?

    E in quest'ultimo caso, possiamo essere certi che un braccio da cui giunge una pietra sia necessariamente un braccio che la scaglia, quella pietra? Non può essere un braccio che vuole, invece, costruire, ma - chissà per quale causa - tutto, posando quell'ultima pietra, crolla? Non può essere un braccio assalito e ferito, chissà da chi o da cosa, che non riesce, nemmeno con tutta la volontà, a trattenere la pietra nè può influire su dove essa, cadendo, andrà a finire? Non può essere il dolore stesso dell'urto a far vedere, ricostruire, andando a ritroso, un gesto che forse non è un gesto?

    Sono solo domande, solo domande.

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  4. Per completare il precedente, vorrei aggiungere che mi pongo queste domande, a cui non mi aspetto necessariamente risposte, solo per esperienza: ho percepito un colpo in testa, ho visto con la più assoluta certezza un gesto ostile, un clima ostile, per poi, col tempo, sentire che tale non era, o perlomeno non inetnzionalmente.

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  5. Mille motivi diversi, forse anche tutti quelli messi insieme, o nessuno di essi. Sono possibilità...

    Ma quando sarai più pacificata/o, con te stessa/o, prova a sentire la sensazione, ad avvertirla davvero coi sensi, se ancora la vivi.

    Lasciala spaziare, senza paura.

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  6. Il silenzio a volte è una gran cosa.

    Ma, proprio come un sasso che cade da una mano, può essere percepito in mille modi da chi lo “subisce”.

    Oppure come una medicina o una cura dolorosa, può essere scambiato per veleno, ma infine guarire.

    L’ho subìto, a volte, e a volte l’ho imposto, come tutti, forse.



    A volte bassa un sassolino che si sposta per far crollare un tempio, e affannarsi per tenerlo insieme, per ricostruirlo sulle macerie infrante, è uno sforzo eroico ma destinato al fallimento, perché la struttura non reggerà.

    Allora è meglio raderlo completamente al suolo: non erano le sue mura, ma il luogo su cui sorgeva, ad essere davvero sacro a Giove, ad essere unico – e se è così, è qualcosa che nessuno può cambiare.

    Quando l’erba, avendo respirato cielo e silenzio, ricomincia a ricrescere dove prima erano macerie, allora, pietra su pietra, un nuovo tempio può sorgere, purchè il luogo sia quello.



    Io sono pacificata/o con me stessa/o e non ho paura di sentire il vento, vivo, spaziare in me.



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  7. (credo sia corretto avere almeno un nome, e mi ha sempre affascinato, come luogo di uno di quei momenti imprevedibili della storia, il nome della nave francese da cui, a battaglia - Trafalgar - ormai persa, partì quel singolo colpo di fucile che ferì a morte il grande vincitore, l'ammiraglio inglese Horatio Nelson)

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  8. Bello il nuovo calendario e il nuovo orologio!

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